ALPE MOTTAC

ALPE MOTTAC

14 OTTOBRE 2019


Bellissima escursione di due giorni nel cuore del parco nazionale della Valgrande. Due giorni di profumi intensi di erbe aromatiche, di alpeggi abbandonati che raccontano la loro storia, di animali selvatici che ti guardano curiosi, di contrasti cromatici che sembrano dipinti. L’erba e i larici entrambi color oro, si stagliano contro un cielo blu cobalto e tutto sembra immobile, senza tempo. Solo il vento è  li e accarezza i tuoi sogni.

Lasciamo la macchina a Faievo sotto dei faggi secolari e risaliamo la costa che scivola di fianco a Parpinasca. Attraversiamo i Drisioni bellissimo alpeggio che si affaccia sull’Ossola e saliamo ancora verso il Tignolino che domina dall’alto. Al passo di Nava ci fermiamo e ci sdraiamo sull’erba secca ad ammirare le nuvole in cielo. Poi via attravero un bosco di larici. Da un cespuglio parte via un gallo forcello impaurito quanto me. Rina arriva all’improvviso. Arroccata al margine di una immensa frana rocciosa mi ricorda un villaggio del film Highlander. Il rifugio è molto bello e tenuto perfettamente in ordine. Mi prometto che prima o poi verrò a passarci una notte di fianco alla stufa accesa. Nel giro di 20 minuti raggiungiamo Menta disposta in un immenso anfiteatro di cime. Il Passo Di Tri Omen è li in alto sulla mia sinistra. Ma noi prendiamo per la famosa scala di Ragozzale. Ogni volta che ci passo mi affascina sempre di più. E’ una testimonianza della fatica e dei sacrifici che vivevano costantemente gli alpigiani per entrare in valle a caricare gli alpeggi. La scala arroccata a pareti rocciose strapiombanti, si apre un passaggio scavato nella roccia che ti scaraventa direttamente sopra Alpe Ragozzale e domina dall’alto mezza Valgrande. Facciamo un riposo sulla terrazza del rifugio anche questo in condizioni perfette, anche grazie alla sua recente ristrutturazione. Acqua purtroppo non ce nè. Chi vuole fermarsi qui a dormire deve portarsela dietro da Menta. Da qui si vede bene il tragitto che ancora ci aspetta, sembra vicino. Ma ben presto ci accorgiamo che quella lunga dorsale che porta al Mottac non è morbida e facile come sembrava, ma in realtà è un susseguirsi di sali e scendi in mezzo ad un mare di rocce, con alcuni passaggi anche molto delicati. Ma alla fine arriviamo e il rifugio ci appare in tutta la sua bellezza, incastonato li al centro della Valgrande come una gemma che domina su tutto. Inevitabilmente ti siedi sull’erba secca, ammiri tutto intorno e sogni. Cala la notte e una luna piena che sembra più vicina del solito illumina tutte le cime intorno al rifugio. Solo le forre giù in fondo restano nel buio più completo.  Dormono. Poco dopo anche noi.

Il mattino è meraviglioso e sprizza vita da ogni dove. Ci rimettiamo in cammino, avventurieri più che mai. Affascinati da tutto ciò che ci circonda, ci ritroviamo quasi all’improvviso al Passo di Basagrana che divide la valle senza tempo dalla vita quotidiana. Ci fermiamo li a riposare su questo filo di lama che tocca le nuvole.  Non penso a nulla, guardo e basta. Poi il mio zaino cala pesante sulle spalle e mi incammino verso casa. Tornerò